La storia della Biblioteca Provinciale di Avellino
Cenni storici
La Biblioteca Provinciale di Avellino è venuta formandosi grazie ad una serie di pregevoli e consistenti donazioni, tra le quali in particolare la donazione Capone, ricca di oltre 30.000 volumi che ne rese possibile l’apertura al pubblico nel 1913. La cospicua donazione fu inizialmente suddivisa in tre branche: storia e letteratura, agraria e scienze affini, libri e opuscoli riguardanti la nostra provincia. Di esse particolarmente pregevole è la sezione agraria, nella quale troviamo opere di falconeria e veterinaria in antichissime edizioni. Un’altra sezione della Biblioteca Capone di particolare interesse è quella degli autori provinciali o di quelli che si sono occupati a vario titolo della provincia. Ciò che l’Irpinia ha saputo dare alle lettere, all’economia, alle scienze è qui diligentemente raccolto. Dai Ragguagli di Scipione Bella Bona, alle opere di Pasquale Stanislao Mancini, Alessandro Di Meo, Luigi Amabile, Francesco De Sanctis, Modestino Del Gaizo, etc…
Scipione Capone
Giulio Capone_
Seguirono, poi, altre donazioni, tra le quali la magnifica raccolta libraria di oltre 6.000 volumi donata da Enrico Tozzoli di Calitri che, per l’importanza delle opere, suscitò l’attenzione di Teodoro Momsen. Nella Biblioteca Tozzoli-Tafuri è da segnalare la rarissima emeroteca che comprende i giornali stampati a Napoli dal 1817 al 1885, preziosi per ricostruire pagine fondamentali della cultura napoletana del secondo Ottocento e oggi conservati presso l’Emeroteca Provinciale.
Nel 1923 Anna Del Balzo, figlia di Carlo Del Balzo, donò alla Biblioteca provinciale la biblioteca paterna di oltre 8.000 volumi, ricca di numerose pubblicazioni sulla letteratura francese, di una interessante collana di curiosità storiche e letterarie e di opuscoli riguardanti il nostro Risorgimento. La donazione Del Balzo si caratterizza soprattutto per la sua raccolta dantesca, costituita da manoscritti e opere a stampa rarissime. In esso si conservano 1.000 lettere autografe e alcuni importanti manoscritti: tra tutti basterebbe citare l’autografo de La Lupa di Giovanni Verga, collaboratore de “La Rivista Nuova” (1879-1881). Nell’epistolario debalziano spiccano le 27 lettere del Verga, 140 di Max Nordau, decine di Matteo Imbriani, varie di Luigi Capuana e numerose altre.
Di tradizione risorgimentale e meridionale sono anche i fondi Modestino, le raccolte librarie di Goffredo e Andrea Capone, discendente dei primi donatori, e quella Zigarelli. Quest’ultima appartenuta a Giuseppe Zigarelli contiene un gran numero di testi di interesse prevalentemente locale e regionale.
Donatore del fondo Modestino fu Carmine Modestino di Paternopoli, cultore di studi storici, letterari e archeologici. Altre donazioni, qualitativamente notevoli sono di Gaetano Trevisani, deputato al Parlamento napoletano, allievo di Carlo Troja; quella di Nicola De Conciliis, autore di pregevoli saggi di filosofia del diritto, quella di Giuseppe Pennetti, studioso di storia meridionale, etc… Nel contempo la Biblioteca provinciale continuava ad arricchirsi di altre rarità bibliografiche, tra le quali i manoscritti di Francesco De Sanctis, ottenuti in seguito a pazienti trattative intercorse tra il primo direttore di questa biblioteca, il benemerito Salvatore Pescatori, e la famiglia di Benedetto Croce. La raccolta desanctisiana comprende, tra i manoscritti, l’autografo del Viaggio Elettorale, una cospicua parte dell’Epistolario, vari frammenti e lezioni giovanili del critico di Morra.
Agli anni Novanta del ‘900 risalgono altre prestigiose donazioni, tra le quali quelle di Giovanni Trevisani e Antonio Pennetta, a donazione di Michele Pironti e quella di Augusto Guerriero. Il fondo Pironti fa parte di una ricca donazione fatta alla Biblioteca Provinciale e al Museo Irpino dall’ultima erede di questa nobile famiglia: Maria Pia Pironti. La donazione comprende una raccolta libraria di oltre 5.000 volumi e un interessante archivio contenente carte riguardanti il nostro Risorgimento meridionale. Di tutt’altro carattere la donazione di Augusto Guerriero, il famoso “Ricciardetto” redattore di “Epoca”. Si tratta di una biblioteca tipicamente moderna, di respiro europeista, non priva di interessanti opere sulla questione meridionale, vista nel suo contesto storico, politico ed economico. Essa è costituita da circa 6.000 volumi corredati da una importantissima emeroteca che comprende 30 annate (dal 1950 al 1980) di periodici italiani ed esteri tra i più significativi.
Agli anni 2000 appartengono, invece, le ultime donazioni che arricchiscono ulteriormente il patrimonio della nostra Biblioteca. La donazione Fiorentino Sullo, la donazione di Nicola Mancino e, infine, la donazione di Gigi Marzullo.
La donazione Sullo si compone di molteplici volumi di natura politica ed economica che testimoniano la lungimirante carriera politica di Fiorentino Sullo. Di particolare rilievo sono gli Atti dell’Assemblea Costituente, ai cui lavori ha partecipato lo stesso Fiorentino Sullo, membro dell’Assemblea Costituente e deputato per 8 legislature.
La donazione di Nicola Mancino, a cui sono state intitolate due sale della Biblioteca Provinciale, ha un carattere di ampio respiro: molteplici i volumi di natura politica e giuridica, volumi di saggistica e narrativa.
Infine, la donazione Marzullo possiede una natura eclettica: i volumi che la compongono abbracciano l’arte, la musica, il mondo dello spettacolo, la narrativa e la saggistica. Molteplici, inoltre, sono i volumi corredati da importanti autografi di noti scrittori e personaggi dello spettacolo che hanno donato i propri scritti al noto giornalista.
Sala Penta
La Sala Penta è un ampio spazio situato al primo piano del Palazzo della Cultura che ospita innumerevoli eventi e convegni, contribuendo così all’animazione e alla promozione culturale sul territorio.
La Sala è intitolata al sacerdote Gennaro Penta di Fontanarosa, i cui eredi donarono un maestoso presepe risalente al ‘700. Tuttavia, la donazione Penta non è l’unica ad impreziosire gli spazi: lungo il corridoio d’ingresso vi è un’ampia scaffalatura con importanti volumi appartenuti a Fiorentino Sullo; infine, lungo i corridoi che conducono all’ultima sala, vi è una ricca esposizione composta da oltre 400 presepi donati da un fine collezionista avellinese, Andrea di Gisi.
La sezione presepiale appartiene al ricco patrimonio del Museo Irpino.
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Orto Botanico
Il Palazzo della Cultura dispone di un ampio giardino, in cui è possibile trascorrere lunghe pause all’ombra di grandi alberi. L’ex Orto Botanico ha una storia che affonda le radici negli anni Cinquanta dell’Ottocento.
Fautore e ideatore dell’Orto Botanico fu Federico Cassitto – giurista e amante della botanica – il quale sosteneva la necessità di acquisire un tratto di terreno in cui poter sperimentare l’acclimatazione di nuove piante e la coltivazione razionale di altre.
L’Orto Botanico fu inaugurato il 31 luglio del 1851, comprendendo un’ampia zona che dall’attuale Convitto Nazionale si estendeva fino al fiume Fenestrelle – alle spalle del Palazzo della Cultura.
Il Palazzo della Cultura – inaugurato nel 1966 – risultava e risulta ancora oggi perfettamente armonizzato con la ricchezza arborea, retaggio dell’Orto Botanico di Età borbonica, che un tempo sorgeva in quel sito.
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